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Bari, Emiliano choc su Decaro: lo portai dalla sorella del boss Capriati e le dissi “te lo affido” -VIDEO-

La confessione di Emiliano su Decaro e il boss Capriati solleva un polverone: un gesto inaccettabile per un uomo delle istituzioni.

La politica, si sa, è spesso teatro di controversie e scontri, ma quando queste si tingono di sfumature che richiamano la criminalità organizzata, il dibattito si infiamma e assume connotati ben più gravi. È il caso dell’aneddoto raccontato dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, che durante una manifestazione a sostegno del sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha rivelato di averlo “affidato” alla sorella di un noto boss del quartiere di Bari vecchia, Antonio Capriati.

La vicenda, come riportata da Emiliano, si colloca negli anni in cui egli ricopriva la carica di sindaco di Bari e Decaro era suo assessore. Il racconto, fatto con una noncuranza che lascia perplessi, descrive un Decaro impaurito, che si presenta da Emiliano dopo aver ricevuto una minaccia con una pistola per le sue attività legate alla chiusura al traffico di Bari vecchia. La soluzione di Emiliano? Portare Decaro dalla sorella del boss Capriati, affidandoglielo e chiedendo protezione.

Questo episodio, che Emiliano ha narrato come un aneddoto quasi pittoresco, solleva in realtà questioni profonde e inquietanti sulla natura dei rapporti tra le istituzioni e la criminalità organizzata. È lecito chiedersi: è accettabile che un sindaco si rivolga a parenti di esponenti della criminalità per garantire la sicurezza di un assessore? E ancora, quale messaggio trasmette questo gesto alla cittadinanza e alle forze dell’ordine che ogni giorno combattono la mafia?

La risposta sembra scontata: si tratta di un atto di grave irresponsabilità politica, che mina la fiducia nei confronti delle istituzioni e della loro capacità di agire autonomamente, senza dover ricorrere a compromessi con ambienti loschi. La leggerezza con cui Emiliano ha trattato l’episodio, inoltre, non fa che aggravare la percezione di un atteggiamento superficiale e inadeguato di fronte a una questione tanto delicata.

Non sorprende, quindi, che la rivelazione abbia scatenato un vespaio di polemiche e critiche, non solo da parte dell’opposizione, ma anche tra i cittadini e i commentatori politici. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha accusato la sinistra di essere “giustizialista a fasi alterne”, sottolineando che se Decaro “non ha nulla da temere, attenda con serenità il lavoro della Commissione”. Altri hanno espresso preoccupazione per il messaggio che un tale comportamento trasmette in termini di legalità e di lotta alla mafia.

In conclusione, la vicenda sollevata da Emiliano non è solo un fatto di cronaca politica, ma un campanello d’allarme sulla necessità di mantenere una netta separazione tra le istituzioni democratiche e qualsiasi forma di potere illegittimo. La politica, in quanto servizio al bene comune, deve restare lontana da qualsiasi forma di compromissione, soprattutto quando in gioco c’è la lotta alla criminalità organizzata, un impegno che non ammette ambiguità né passi falsi.

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